Vai direttamente al contenuto principale

We'd prefer it if you saw us at our best.

Pega.com is not optimized for Internet Explorer. For the optimal experience, please use:

Close Deprecation Notice

Il testo originale è la versione in inglese sul sito web. Eventuali incongruenze o differenze presenti nella versione tradotta non sono vincolanti e non hanno efficacia legale ai fini della conformità o dell'applicazione della normativa. Per eventuali domande sull'accuratezza delle informazioni contenute nella versione tradotta rispetto a versione presente nel sito web, fare riferimento alla versione ufficiale, ovvero alla versione in inglese sul sito web.

La risposta di Pega alla causa Appian

I fatti relativi al caso Appian contro Pega 

Nel 2020 Appian ha avviato un'azione legale contro Pega presso un tribunale della contea della Virginia, contestando che quando nel 2012 l'attuale responsabile dell'area di intelligence competitiva di Appian lavorava in Pega, lo stesso ha affidato ad un consulente l'incarico di fare delle dimostrazioni sui prodotti di Appian, che erano ampiamente disponibili sul mercato.

Appian sostiene che tali dimostrazioni contenevano dei "segreti commerciali", che furono pertanto copiati da Pega, per quanto tali contenuti fossero già immediatamente accessibili o presenti nei prodotti di Pega, trasformando la presente azione in materia di segreti commerciali in un procedimento che non attiene a segreti commerciali.

Appian asserisce altresì che tali dimostrazioni impedirono l'immediata obsolescenza della piattaforma di Pega nell'ottobre 2013 e che tutti i ricavi ottenuti da Pega nel periodo 2013-2020 sono "iniqui". Autorevoli esperti in diritto della proprietà intellettuale hanno giudicato le istruzioni per la giuria "profondamente viziate", osservando che la sentenza è uno "schiaffo" alla normativa vigente.

Pega contesta con forza le rivendicazioni e la sentenza della causa Appian contro Pega. L'appello è in corso ed entrambe le parti hanno pronunciato un'arringa davanti alla Corte d'Appello della Virginia il 15 novembre 2023. La Corte non ha fornito un calendario per l'emissione del verdetto. Ricordiamo che, successivamente, potrebbe essere presentata una richiesta di riesame del caso alla Corte d'Appello o un ulteriore appello alla Corte Suprema della Virginia. Da rilevare, soprattutto, il fatto che i prodotti di Pega non sono ad oggi soggetti a limitazioni, né lo saranno in futuro.

Elementi principali della posizione di Pega

Come è già stato ampiamente ribadito, è nostra convinzione che la sentenza pronunciata dal tribunale della contea della Virginia, che non ha precedenti, sia profondamente viziata. 

Come abbiamo già ripetutamente affermato e come è stato confermato da periti indipendenti, nel corso del processo sono stati commessi considerevoli errori.

Questa causa non è una causa che riguarda "segreti commerciali".

Appian ha violato il requisito minimo per garantire la segretezza di un "segreto commerciale", perdendo in questo modo il diritto alla tutela legale dei presunti segreti oggetto del procedimento. La società ha commercializzato e reso disponibile la sua piattaforma a migliaia e migliaia di persone, spesso in assenza di requisiti di riservatezza e sovente senza neppure conoscere l'identità dei destinatari delle dimostrazioni del software. La società ha concesso altresì il permesso ai rivenditori di software di condurre liberamente dimostrazioni a chiunque lo desiderasse. I potenziali clienti erano liberi di acquisire innumerevoli screenshot e girare video di queste dimostrazioni, senza alcun tipo di limitazione, con la possibilità di condividerle a piacimento.

Inoltre, questa causa è una causa in materia di software in assenza di software.  

Durante il processo, Pega ha contestato con decisione che nessun contenuto di proprietà di Appian fu copiato nella piattaforma di Pega, sostenendo che era pronta a dimostrare tale affermazione alla giuria, mostrando le versioni precedenti della piattaforma. La corte, invece, ha ingiustificatamente impedito a Pega di dimostrarlo, così che la giuria non ha avuto la possibilità di constatarlo con i propri occhi.

Nel corso del processo la caratterizzazione dei fatti da parte di Appian è stata ripetutamente fuorviante.

Una società di recruiting per il settore tecnologico affiancò all'allora capo dell'intelligence competitiva di Pega (che oggi ricopre lo stesso ruolo in Appian) un consulente part-time al quale affidò l'incarico di condurre per 18 mesi dimostrazioni e analisi relative alla piattaforma Appian comunemente disponibile. Di fatto, il consulente era solo uno tra le migliaia di utenti che utilizzavano la piattaforma di Appian per lo sviluppo di app. Non aveva infatti diritti di accesso alla piattaforma diversi e più avanzati rispetto a quelli concessi a qualsiasi utente del software di Appian.

Nel corso del processo, Appian ha dovuto riconoscere che la sua piattaforma presentava gravi punti deboli, tra cui perdite di dati.

Appian ha sostenuto che tali debolezze, che sono state definite da Appian stessa come "limiti strutturali sensibili della piattaforma di Appian", costituivano in realtà legittimi segreti commerciali. Contestiamo questa caratterizzazione e riteniamo sia fondamentale che i clienti comprendano qualsiasi "limite strutturale sensibile".

Appian mette in discussione la decisione di Pega di non contestare un risarcimento di 1 dollaro.

Tanto Appian quanto la giuria hanno concordato che il valore delle rivendicazioni previste dal Virginia Computer Crimes Act (VCCA) ammontavano a un risarcimento simbolico di 1 dollaro. Non intendiamo sprecare il tempo della corte d'appello su questo aspetto, piuttosto desideriamo concentrare l'attenzione sui vizi legali esposti nel ricorso in appello da noi proposto.

L'appello è in corso.

Entrambe le parti hanno pronunciato un'arringa davanti alla Corte d'Appello della Virginia il 15 novembre 2023. La Corte non ha fornito un calendario per l'emissione del verdetto. Ricordiamo che, successivamente, potrebbe essere presentata una richiesta di riesame del caso alla Corte d'Appello o un ulteriore appello alla Corte Suprema della Virginia.

Le modalità con cui Pega sviluppa, vende o fornisce servizi per i propri prodotti non sono soggette a restrizioni, né ora né in futuro.

Appian ha ritirato la sua richiesta per tali restrizioni, non c'è nessun impatto sui prodotti di Pega o su ciò che la nostra società può vendere o sui servizi che possiamo erogare.

Dichiarazioni precedenti

16 novembre 2023: e-mail per i dipendenti di Pega sulle argomentazioni del ricorso

Salve a tutti,
 
Ieri siamo stati in Virginia per presentare di persona le nostre argomentazioni in appello nella causa Appian contro Pega presso la Corte d'Appello della Virginia.  Come sapete, abbiamo sempre detto di essere in forte disaccordo con le rivendicazioni e il verdetto.
 
Ho notato che i tre giudici erano ben preparati e competenti sulle questioni del nostro ricorso.  Sono rimasto molto soddisfatto del livello di coinvolgimento e delle domande approfondite e ponderate poste dalla giuria.  Queste sono le mie impressioni non a livello giuridico, e non possiamo certo prevedere alcun risultato prima della pubblicazione della sentenza scritta.  La Corte non ha fornito un calendario per l'emissione della sentenza e, vi ricordo, che potrebbe successivamente essere presentata una richiesta di riesame del caso alla Corte d'Appello o un ulteriore appello alla Corte Suprema della Virginia.  Se volete ascoltare il procedimento, la registrazione audio del tribunale è disponibile sul loro sito web (caso 1399-22-4, Pegasystems Inc. contro Appian Corp, 15 novembre, 2023).   
 
Se ricevete domande dai clienti o dai partner in merito all'udienza, potete inoltrare loro questa e-mail o inviare un'e-mail a [email protected].
 
Grazie per il vostro continuo impegno!
 
Ken

15 febbraio 2023: e-mail al personale Pega sui pareri degli esperti presentati in appello

Gentili membri del team Pega,

Desidero condividere con voi un ulteriore sviluppo positivo in merito al Caso Appian.

Non sorprende che il caso abbia attirato l'attenzione degli esperti in materia di segreti commerciali. Lunedì scorso, tre voci di spicco nel settore della proprietà intellettuale (PI), una nota associazione legale e due rinomati professori di diritto, hanno condiviso il loro punto di vista sul caso sulla base dei documenti depositati in tribunale. Il loro punto di vista imparziale è importante: le motivazioni che risiedono nel parere rilasciato dagli esperti non sono quelle di sostenere Pega, ma quelle di evitare pericolosi precedenti legali che questa sentenza potrebbe creare se diventasse definitiva.

La American Intellectual Property Law Association (AIPLA), un'organizzazione di avvocati a livello nazionale specializzati in proprietà intellettuale, si è concentrata sulle erronee istruzioni condivise con la giuria da parte del tribunale di prima istanza, affermando che:

  • "Nei casi in cui il contesto del processo risulti emotivamente provante, è particolarmente importante che la giuria sia istruita in termini chiari e non ambigui".
  • Secondo gli esperti, l'istruzione impartita dal tribunale di prima istanza "non era coerente con l'onere della prova [che verte su Appian] di dimostrare il nesso di causalità" per le richieste di risarcimento danni, il che "rende la fase istruttoria impropria".

Oltre a ciò, i professori Pamela Samuelson e Mark Gergen, due dei più importanti studiosi di diritto della proprietà intellettuale della nazione, hanno scritto che:

  • Il tribunale ha impartito alla giuria un'istruzione "profondamente viziata" e ha commesso un "errore clamoroso" portandolo a "trascurare [un] requisito fondamentale" della legge sui segreti commerciali.
  • "la decisione della corte è totalmente in contrasto con quanto previsto dalla legge".

È gratificante constatare che questi esperti abbiano sostenuto pareri che sono allineati con i coincidenti punti chiave che noi abbiamo esposto nel nostro appello relativamente agli errori commessi nel caso. È possibile leggere questi documenti per intero sul nostro sito web (www.pega.com/it/appian-lawsuit-statement). Come per il nostro appello, sentitevi liberi di condividerli con i clienti e/o con i partner che potrebbero avere domande o che potrebbero ritenere interessanti queste informazioni.

Grazie,

Ken

7 febbraio 2023: e-mail per i dipendenti di Pega con considerazioni dettagliate in merito al ricorso in appello

Gentili membri del team Pega,  
 
desidero aggiornarvi in merito a un importante traguardo riguardante il caso Appian.  
 
Ieri abbiamo depositato presso la Corte d'appello della Virginia il nostro ricorso in appello [il documento è disponibile esclusivamente in inglese]. Questo ci consente di illustrare in dettaglio i motivi per cui riteniamo che questa sentenza senza precedenti, sia ingiustificabile. Trattandosi di un documento legale, riteniamo che la sua lettura possa risultare impegnativa e, talvolta, sorprendente, una volta spogliata della teatralità con cui è stata presentata nell'ambito del caso Appian. Siamo sempre stati convinti della fondatezza del nostro ricorso in appello, come potrete constatare dopo aver letto il documento e la descrizione sintetica che seguono. 
 
Non esitate a condividere queste informazioni con clienti o partner che potrebbero porvi ulteriori domande al riguardo. Siamo convinti che chiunque legga questi documenti giungerà inevitabilmente alla stessa inconfutabile conclusione a cui siamo giunti noi, ovvero che il caso è puro sensazionalismo, e che la sentenza è viziata da errori di fatto e di diritto e pertanto deve essere ribaltata. 

Questi documenti, nonché le comunicazioni pregresse inerenti alla causa, sono disponibili per consultazione al seguente indirizzo www.pega.com/it/appian-lawsuit-statement. Si tratta di un passo fondamentale per porre rimedio a questo errore e continueremo ad aggiornarvi su ogni importante sviluppo nel corso del processo.  
 
Grazie,  
Ken

Appian contro Pegasystems: documento di sintesi del ricorso in appello di Pega

Antefatti 
Appian ha avviato una causa nei confronti di Pega per appropriazione indebita di "segreti commerciali" nel periodo 2012-2014 presso un tribunale della i contea della Virginia. Nel 2012, l'allora responsabile dell'area di intelligence competitiva di Pega, che oggi ricopre lo stesso ruolo in Appian, affidò a un consulente l'incarico di dimostrare la diffusa disponibilità del prodotto di Appian. Appian sostiene che dette comuni dimostrazioni includevano anche "segreti commerciali" e che Pega copiò alcune di queste funzionalità incorporandole nei propri prodotti allo scopo di evitare che Pega e i suoi prodotti risultassero "obsoleti e irrilevanti" nel 2013. 
 
Ma come risulta evidente nel ricorso in appello di Pega, la maggior parte di questi "segreti" non solo erano facilmente accessibili agli esterni, ma anche che dette funzionalità "coperte da segreto" erano già contenute nei prodotti di Pega. Cionondimeno numerosi errori giudiziali hanno indotto la giuria a esprimersi a favore di Appian, comminando la sanzione più onerosa presente nella giurisprudenza dello stato della Virginia. 

Quella che segue è una descrizione sintetica di alcuni tra gli errori più eclatanti presenti in questa sorprendente sentenza, che sono indicati in dettaglio nel ricorso in appello di Pega: 
 
Le rivendicazioni di Appian non sono qualificabili come "segreti commerciali" 
Appian aveva sviluppato la propria piattaforma e le relative funzionalità rendendole disponibili a milioni di persone, in assenza di alcun requisito di riservatezza e spesso senza conoscere l'identità degli utenti. La società aveva concesso altresì il permesso ai rivenditori di software, così numerosi da perderne il conto, di fare liberamente dimostrazioni a chiunque lo desiderasse. Gli stessi potenziali clienti erano liberi di acquisire screenshot e girare video di queste dimostrazioni, senza limitazione alcuna, con la possibilità di condividerle a piacimento. Così facendo, Appian ha violato il requisito minimo per garantire la segretezza di un "segreto commerciale", perdendo in questo modo il diritto alla tutela legale. Confermando il verdetto malgrado l'assenza di segreti commerciali, il tribunale di prima istanza ha commesso un errore sostanziale nell'interpretazione della norma. 
 
La corte ha infatti impedito impropriamente alla giuria di ascoltare prove determinanti 
L'errore sui segreti commerciali è stato solo uno dei numerosi errori commessi. Ad esempio, è stato altresì impedito a Pega di dimostrare le versioni precedenti del proprio software. Questo avrebbe consentito ai giurati di vedere con i propri occhi che Pega dispone da tempo delle funzionalità che Appian sostiene abbia copiato. Inoltre, la corte non ha permesso alla giuria di capire che gran parte dell'attività di Pega non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni di Appian. 
 
La corte ha ribaltato le disposizioni di legge capovolgendo la responsabilità dell'onere della prova dei danni 
Sommando questi errori, la corte ha proposto un metodo (errato) senza precedenti su criteri che la giuria deve adottare ai fini della valutazione dei danni. Secondo la legislazione dello stato della Virginia in materia di segreti commerciali, Appian è tenuta a dimostrare la presunta appropriazione indebita che ha determinato i danni rivendicati da Appian. Per contro, la corte si è limitata a chiedere ad Appian di indicare l'importo dei ricavi totali di Pega nell'arco di otto anni, prima di cedere a Pega l'onere di dimostrare che tali ricavi non hanno alcuna correlazione con qualsivoglia danno. Questa impostazione parte dal presupposto erroneo che ogni singolo centesimo dei ricavi di Pega nel corso del periodo in esame sia stato generato dai "segreti" di Appian, quando gran parte degli stessi erano riconducibili ad altre linee di prodotti che non hanno nulla a che vedere con questo caso. 
 
La legge parla chiaro e ignorandola la corte ha confermato impropriamente una sentenza senza precedenti. 
 
La sentenza del tribunale di prima istanza deve essere ribaltata 
Limitarsi alla corretta interpretazione di una qualsiasi delle criticità evidenziate sarebbe stato sufficiente per giungere a una sentenza favorevole a Pega. Pega chiede alla Corte d'appello di ribaltare la sentenza e qualsiasi decisione a favore di Pega, ovvero di ordinare l'avvio di un nuovo procedimento inerente a tutte o a una parte delle criticità identificate. Nel quadro del ricorso in appello, entro i prossimi 90 giorni dovrà completarsi lo scambio di documenti, con le argomentazioni orali anticipate all'estate 2023 a cui seguirà dopo qualche mese il parere scritto. Entrambe le parti potrebbero quindi proporre un eventuale ricorso in appello presso la Corte suprema della Virginia. Il documento di sintesi è disponibile qui [il documento è disponibile esclusivamente in inglese]. 

5 dicembre 2022: e-mail per i dipendenti di Pega con considerazioni dettagliate in merito alla causa

Gentili membri del team Pega,

A nome del team dirigenziale, desidero condividere alcune considerazioni più precise in merito alla causa presentata da Appian in un tribunale della contea della Virginia, esaminando alcune delle motivazioni del nostro ricorso in appello. Ricordandovi quanto già comunicato in precedenza, è importante che teniate presente quanto segue. Siamo un'azienda finanziariamente solida. Questa causa non impone limiti al modo in cui Pega sviluppa, vende o fornisce servizi sui propri prodotti. Questo caso non ha implicazioni di natura penale. Siamo fermamente convinti che Pega uscirà vincitrice dal processo di appello.

1. Il caso verte sulla verifica, da parte di Pega, in merito a quanto Appian sia e non sia in grado di fare.

Il caso ha avuto origine da una ricerca di mercato condotta da Pega nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2014. Nel 2012, John Petronio, allora a capo dell'intelligence competitiva di Pega, ingaggiò un consulente part-time attraverso una società di recruiting per il settore tecnologico affinché lo stesso preparasse dimostrazioni e analisi relative ad Appian. Il consulente (che non era mai stato un dipendente di Pega né di Appian) era una delle migliaia di persone che utilizzavano la piattaforma Appian per creare app. In totale, il consulente percepì un compenso pari a USD 23.000 in un periodo di due anni e mezzo.

Il signor Petronio, che gestì il lavoro del consulente, non fa più parte di Pega da sette anni. È stato licenziato molto tempo fa per ragioni di prestazioni non correlate alle rivendicazioni di Appian. Appian lo ha assunto l'anno seguente al suo licenziamento da Pega, prima come consulente e poi, diversi anni dopo, come responsabile dell'intelligence competitiva. Otto mesi dopo aver assunto quel ruolo presso Appian, il signor Petronio ha raccontato agli avvocati di Appian la storia che è alla base di questo caso. Appian ha quindi citato in giudizio Pega. Nonostante Appian abbia definito il lavoro di Petronio presso Pega "non etico" e di "spionaggio industriale", egli è a tutt'oggi a capo della funzione di intelligence competitive di Appian.

Appian ha affermato che le caratteristiche del prodotto, chiaramente visibili a migliaia e migliaia di persone che utilizzano la sua piattaforma, sono segreti commerciali protetti. Se la teoria di Appian fosse fondata, qualsiasi persona che si trovasse a condividere qualsivoglia aspetto della propria esperienza inerente all'uso della piattaforma Appian rischierebbe di essere citata da Appian per violazione del segreto commerciale.

Appian ha sostenuto che Pega abbia utilizzato le informazioni ottenute dal consulente in due modi:

Appian ha sostenuto, in primo luogo, che Pega abbia utilizzato quanto appreso in merito alla sua piattaforma per evidenziarne i punti deboli. Durante il processo, Appian ha affermato che fosse molto importante che tali punti deboli non fossero noti ai clienti esistenti e potenziali. Anche se Pega ha effettivamente evidenziato l'assenza di alcune caratteristiche o funzionalità nella piattaforma di Appian, siamo convinti che dei punti deboli siano osservabili da chiunque utilizzi la piattaforma in questione e che gli stessi non abbiano alcun carattere di segretezza. Inoltre, i clienti sono molto preparati e abituati a valutare a fondo i prodotti sul mercato per poi scegliere autonomamente in base a punti di forza e di debolezza relativi ai prodotti valutati.

In secondo luogo, Appian ha affermato che Pega si sia servita di informazioni, vaghe e non ben definite ottenute dal consulente per cambiare le "caratteristiche di semplice utilizzo", "social" e "mobili" della propria piattaforma.

Nella causa intentata, Appian ha sostenuto che i miliardi di dollari guadagnati da Pega in otto anni siano il risultato della scoperta di alcune caratteristiche della sua piattaforma nel 2012 e nel 2013.

2. I presunti segreti commerciali sono punti deboli visibili e caratteristiche ben note della piattaforma di Appian.

I presunti segreti consistono tutti in funzionalità presenti (o assenti) nella piattaforma di Appian che le persone che creano app utilizzando tale piattaforma vedono, utilizzano o conoscono in altri modi. Alcuni di essi sono evidenti anche per molti altri utenti finali delle applicazioni. Ecco come Appian li ha descritti durante il processo:

  1. Sviluppo simultaneo e blocco del modello di processo
  2. Strumenti di reporting specifici e tipi di grafici disponibili
  3. Servizi Web che restituivano solo l'ID di processo
  4. Specifiche relative agli strumenti di gestione unificata disponibili
  5. Schema Star/Reporting su dati esterni
  6. Configurazione e personalizzazione del checkpoint
  7. Specifiche della topologia, incluse informazioni derivanti dalla sperimentazione
  8. Documentazione riservata del forum Appian

Questi presunti segreti sono per la maggior parte punti deboli visibili della piattaforma di Appian di cui Pega era già a conoscenza prima che il signor Petronio ingaggiasse un consulente.

Gli altri presunti segreti commerciali sono aspetti elementari (come l'interazione sui social media) e comunemente osservabili in molti prodotti e piattaforme software. Tuttavia Appian ha accusato Pega di aver copiato tra il 2012 e il 2013 qualcosa relativa alla particolare implementazione degli stessi. Ecco quali presunti segreti commerciali che Appian ha citato nel corso del processo:

  1. Servizi Smart
  2. Tipi di dati personalizzati
  3. Facilità della funzionalità di modifica
  4. Capacità nativa di distribuire le applicazioni ai dispositivi mobili
  5. Visualizzazione social nativa integrata di elenchi di lavoro e attività

Noi sosteniamo non solo che non si tratta di validi segreti commerciali, ma anche che elementi di questo tipo erano già presenti nella piattaforma di Pega ben prima di qualsiasi dimostrazione del consulente. Non li abbiamo copiati da Appian.

3. Riteniamo che le rivendicazioni di Appian abbiano numerosi punti impugnabili in appello.

In primo luogo, molti casi relativi a segreti commerciali hanno dimostrato che, la condivisione di "segreti" con altri senza una imposizione di mantenere alcun obbligo di riservatezza in merito a detti "segreti", non è più una rivendicazione lecita di tale segretezza. Crediamo che gli elementi che Appian rivendica come segreti commerciali non abbiano ragione di essere tutelati come tali. I segreti commerciali sono tipicamente informazioni segrete per tutti, come la formula della Coca-Cola. Una piattaforma software utilizzata da molte migliaia di anonimi sviluppatori di app non può essere ragionevolmente considerata segreta. Appian non ha proibito ai suoi utenti di condividere con altri ciò che sanno della piattaforma e ha lasciato liberi numerosi rivenditori di software di fare dimostrazioni, senza considerare queste ultime dei "segreti commerciali" e senza imporre alcun obbligo di segretezza. Appian ha addirittura mostrato la piattaforma durante conferenze pubbliche e ha pubblicato video accessibili a tutti sul Web.

In secondo luogo, se un tribunale di primo grado trattiene, erroneamente prove importanti impedendo alla giuria di esaminarle, i tribunali d'appello di solito ordinano un nuovo processo. Nel caso di specie, la giuria non ha potuto considerare numerose prove essenziali che sono la base di un processo equo:

  • Il contratto di Pega con la società di recruiting obbligava i consulenti a essere legalmente autorizzati a eseguire dimostrazioni del software di Appian per Pega. Questa prova, però, non è stata mai sottoposta all'attenzione della giuria.
  • Appian ha dato accesso a migliaia di persone ai presunti segreti, che ora sostiene valgano miliardi di dollari, attraverso, tra le altre cose, più di 12.000 prove gratuite, blog postati e video dimostrativi su YouTube. Questi fatti importanti non sono mai stati sottoposti all'attenzione della giuria.
  • Inoltre, Pega non è stata autorizzata a mostrare alla giuria le versioni della propria piattaforma prima e dopo le dimostrazioni del consulente. Di conseguenza, la giuria non ha potuto vedere la prova più chiara il fatto che Pega disponesse già di ciò che invece Appian sostiene abbia copiato.

4. Crediamo che la stima dei danni a 2 miliardi di dollari sia estremamente gonfiata e impugnabile in appello.

Il risarcimento danni di quasi 2,1 miliardi di dollari Americani è di gran lunga il più grande risarcimento mai riconosciuto nella storia della Virginia. Supera del 500% il fatturato annuo di Appian del 2021, ammonta a due terzi dell'utile lordo di Pega in otto anni. Riteniamo che questo sia, è il risultato di diversi errori commessi sin ora nel corso del processo.

Il tribunale di primo grado ha erroneamente istruito la giuria sul modo di valutare i danni, un errore che di per sé costituisce motivo valido per l'annullamento della sentenza. Il nostro sistema giuridico prevede una regola fondamentale: la parte che intenta causa deve dimostrare la propria ragione. La Virginia ha espressamente adottato tale regola nel suo statuto in materia di segreti commerciali. In questo caso, però, la corte ha detto alla giuria che Appian non aveva bisogno di quantificare l'importo dei presunti danni, ma doveva limitarsi a dimostrare le entrate totali di Pega senza provare il nesso tra tali entrate e l'utilizzo dei propri presunti segreti commerciali. In pratica, le istruzioni fornite dalla corte alla giuria indicavano che Appian aveva dimostrato la sua ragione solo considerando le vendite effettuate da Pega per un import pari a 6 miliardi di dollari Americani e, che era compito di quest'ultima smentire il collegamento di tali vendite con i presunti segreti commerciali di Appian. È stato un errore. La legge imponeva ad Appian di dimostrare i presunti danni subiti.

Inoltre, il tribunale ha erroneamente impedito alla giuria di apprendere che Pega e Appian non erano concorrenti nella maggior parte degli affari condotti da Pega.

Oltre a queste istruzioni fornite dalla corte, Appian ha più volte detto alla giuria che il punto di partenza per il calcolo dei danni era il fatturato di Pega per un totale di 6 miliardi di dollari Americani. A nostro avviso, ciò ha avuto come diretta conseguenza il fatto che venisse fissato un risarcimento astronomico, che teneva conto: i) di vendite per le quali Appian non era nemmeno in concorrenza con Pega stessa, ii) così come alcuni dei prodotti oggetto di tali affari che non sono correlati con quelli di Appian, in quanto tali non avrebbero potuto utilizzare i presunti segreti commerciali di Appian.

5. Pega è un'azienda altamente etica e impegnata nel miglioramento continuo.

John Petronio, che scelse il consulente e ne gestì il lavoro, non lavora più in Pega da sette anni. È stato licenziato nel 2015 per ragioni non correlate alle rivendicazioni di Appian. Dal 2016, Petronio lavora con e per Appian in ruoli di intelligence competitiva ed è stato promosso a responsabile della funzione nel 2019.

Appian ha citato Pega anche per una violazione, di natura non penale, del Virginia Computer Crimes Act, perché alcuni dipendenti hanno avuto accesso a prove gratuite disponibili pubblicamente senza identificarsi come affiliati a Pega. La giuria ha quantificato il risarcimento a 1 dollaro per tale rivendicazione. Qualsiasi insinuazione nelle dichiarazioni rilasciate della stampa che il CEO di Pega fosse uno di suddetti dipendenti è categoricamente falsa. Dopo essere venuta al corrente di tale attività, Pega ha implementato un blocco tecnico per impedire l'accesso da qualsiasi sede o laptop di Pega alle prove gratuite che Appian mette a disposizione di tutti e, ha ulteriormente migliorato la già solida formazione sulla conformità.

In sintesi, come già detto nel mese di maggio, siamo in assoluto disaccordo con le rivendicazioni e i risultati del processo, che riteniamo non supportati dai fatti e dalla legge e conseguenti a errori significativi. Abbiamo forti elementi per ribaltare questo risultato e stiamo attivamente perseguendo tutte le opzioni legali. Come promemoria, il completamento del processo di ricorso potrebbe richiedere anni e nessuna sentenza, se del caso, sarebbe esigibile fino al completamento di questo processo. Nel frattempo, continueremo a concentrarci sulla collaborazione con i nostri clienti per affrontare le sfide più pressanti della trasformazione digitale.

15 settembre 2022: Pega presenta istanza di appello

Il 15 settembre 2022, il giudice della contea di Fairfax che ha supervisionato il processo nel caso Virginia Appian ha concluso la fase processuale emettendo un'ordinanza che consente a Pega di muovere i primi passi nel suo ricorso.Ciò sposta il caso da un tribunale locale a una altra corte superiore il cui scopo è correggere gli errori dei tribunali.

Come abbiamo detto in precedenza, Pega è fortemente in disaccordo con le affermazioni e il verdetto, che non sono supportati dai fatti del caso o dalla legge e sono il risultato di errori significativi, e abbiamo piena fiducia nella forza del nostro ricorso.Ricordiamo che il processo di appello potrebbe richiedere anni per essere concluso e nessuna giudizio sarà dovuto fino al termine di questo processo. Indipendentemente da qualsiasi eventuale esito, la facoltà di utilizzare i nostri prodotti da parte dei nostri clienti, potenziali clienti e partner, non è e non sarà influenzata da questa causa.

12 maggio 2022: e-mail per i dipendenti Pega in merito a chiarimenti relativi alla causa, ulteriori punti correlati e modulo 8-K

Visualizza documentazione (in inglese) >

E-mail ai dipendenti di Pegasystems Inc. inviata il 12 maggio 2022

Gentili membri del team Pega,

A nome di tutta la Direzione, desidero cogliere l'occasione per condividere alcuni importanti chiarimenti e rispondere ad alcune domande relative alla causa in corso con Appian. A titolo esplicativo, si tratta di una causa civile tra aziende concorrenti senza implicazioni penali. Come si legge nel nostro comunicato, Pega esprime il suo totale disaccordo nei confronti delle richieste fatte e del recente verdetto, le stesse, non sono suffragate dai fatti o dalla legge e sono il risultato di un grave errore.

Abbiamo validi motivi per ricorrere in appello e siamo solidi da un punto di vista finanziario.

Abbiamo piena fiducia nella fondatezza del nostro appello. Il processo di appello potrebbe durare anni e le spese per il giudizio sarebbero dovute solo al termine di tale processo. Ciononostante, qualora fosse necessario, Pega ha la solidità finanziaria per poter sostenere un giudizio di questo tipo.

Non esistono limiti per le modalità con cui Pega sviluppa, vende o fornisce servizi per i propri prodotti, né ora né in futuro.

Non è in discussione la capacità dei nostri clienti, potenziali clienti e partner di utilizzare i nostri prodotti. Questo vale a prescindere da qualsiasi risultato finale abbia la causa. Continuiamo a investire in tecnologie all'avanguardia e innovazione. Vi chiediamo di continuare a dedicarvi ai nostri clienti e partner in maniera approfondita e personale.

È prassi comune fra le società di software analizzare la concorrenza, un processo che spesso comprende anche una valutazione dei prodotti dei concorrenti.

Nel 2012, John Petronio, responsabile dell'area di intelligence competitiva di Pega, ha assunto part-time tramite un'azienda esterna un consulente per eseguire alcuni progetti di ricerca competitiva. Il Sig. Petronio ha diretto e gestito detto consulente, ha registrato video e creato formazioni in base al lavoro di quest'ultimo e ha guidato "Project Crush". Il lavoro del consulente si è completato nel settembre del 2014, lo stesso è stato retribuito con un importo totale di 23.000 dollari nell'arco di tre anni.

Nel gennaio 2015 Pega ha interrotto il rapporto di lavoro con il Sig. Petronio.

Attualmente il Sig. Petronio è responsabile dell'area di intelligence competitiva di Appian.

Il CEO di Appian non è riuscito a identificare un unico "segreto commerciale".

Appian sostiene che il consulente ha procurato a Pega informazioni che Appian ora rivendica come "segreti commerciali", una definizione che Pega contesta fortemente. Nella sua testimonianza, Matthew Calkins, CEO e co-fondatore di Appian, ha indicato di non essere in grado di identificare un segreto commerciale di cui Pega si sarebbe appropriata in maniera indebita. Durante il processo, Malcolm Ross, vicepresidente di Product Strategy e vice CTO di Appian, ha modificato la propria testimonianza riguardo a cosa potesse o meno essere considerato un segreto commerciale.

Molti dei presunti segreti commerciali sono, in realtà, limiti e punti deboli importanti dei prodotti Appian. Uno degli esperti pagati da Appian ha testimoniato come fosse importante "nascondere tali punti deboli ai propri clienti". I presunti segreti commerciali includono gravi carenze dei prodotti Appian, come il rischio di perdita di dati da parte dei clienti dell'Azienda.

Pega si impegna a rispettare i più elevati standard etici.

Nel corso dei nostri 39 anni di vita, abbiamo stabilito importanti relazioni di fiducia con le principali organizzazioni e con i governi di tutto il mondo. Se qualcosa non funziona, ce ne assumiamo la totale responsabilità. Pega ha riconosciuto che un numero ridotto di dipendenti ha avuto accesso a prove pubbliche gratuite di Appian che Appian voleva non fossero accessibili a Pega. Abbiamo adottato misure correttive e implementato blocchi tecnici per impedire in futuro l'accesso a prove gratuite di Appian.

L'affermazione contenuta nel comunicato stampa di Appian, secondo cui il CEO di Pega avrebbe avuto accesso alle prove gratuite di Appian è categoricamente falsa.

Da tempo Pega ha reso accessibili le proprie prove gratuite a tutti, compresi ai concorrenti, poiché l'Azienda non ritiene che tali prove contengano segreti commerciali.

Non prevediamo di rilasciare commenti in maniera ricorrente su questa causa. Per assicurarci che vi sentiate a vostro agio nel condividere queste informazioni, stiamo depositando questa lettera pubblicamente come un 8-K.

Vi ringrazio per il vostro sostegno e l'impegno costante nei confronti di Pega, dei nostri clienti e dei nostri partner.

Ken

Ken Stillwell | Chief Operating Officer e Chief Financial Officer | Pegasystems Inc.

Ulteriori Aspetti Correlati

Non esistono limiti per le modalità con cui Pega sviluppa, vende o fornisce servizi per i propri prodotti, né ora né in futuro.

Non è in discussione la capacità dei nostri clienti, potenziali clienti e partner di utilizzare i nostri prodotti. Questo vale a prescindere da qualsiasi risultato finale abbia la causa. Continuiamo a investire in tecnologie all'avanguardia e innovazione. A sostegno di ciò, si veda la lettera allegata del consulente legale esterno di Pegasystems.

Lettera dell'avvocato esterno Pega riguardo all'assenza di limitazioni all'utilizzo dei prodotti Pega (in inglese) >

Nell'improbabile eventualità che Pega debba effettuare un ingente pagamento relativo a questa sentenza, come lo farebbe?

Abbiamo piena fiducia nella fondatezza del nostro appello. Il processo di appello potrebbe durare anni e le spese per il giudizio sarebbero dovute solo al termine di tale processo. Ciononostante, qualora fosse necessario, Pega ha la solidità finanziaria per poter sostenere un giudizio di questo tipo. Ad esempio, Pega ha raccolto 600 milioni di dollari in un solo giorno nel febbraio 2020 emettendo debito convertibile. Questo tipo di meccanismo, tra l'altro, potrebbe soddisfare un'esigenza ancora inaspettata.

10 maggio 2022: modulo 8-K relativo alla reazione di Pega alla causa

Visualizza documentazione (in inglese) >

Siamo fortemente in disaccordo con le richieste e la sentenza, che non sono supportate dai fatti concreti o dalla legge e sono il risultato di un errore significativo. Abbiamo forti elementi per ribaltare questo risultato e stiamo attivamente perseguendo tutte le opzioni legali. Ricordiamo che il completamento del processo di appello potrebbe richiedere anni e nessuna sentenza sarebbe esigibile fino al termine di questo processo.

Questo verdetto non ha alcun impatto sui nostri prodotti o su ciò che siamo in grado di vendere e su cui forniamo assistenza. Nel frattempo, continueremo a concentrarci per aiutare i nostri clienti ad affrontare le sfide più urgenti della trasformazione digitale in modo che siano pronti per il futuro.

Condividi questa pagina Share via x Share via LinkedIn Copying...